domenica 28 dicembre 2008

Ubriacato dall'Eau de toilette!

Ho sempre odiato la puzza dei profumi! Credo che io sia una delle pochissime persone al mondo alle quali il profumo anziché piacere puzza! Per me è come mettersi addosso l'aceto... Dovrei farmi una doccia lunghissima per mandare via l'odoraccio. Il problema grave è che farsi la doccia dopo essersi buttato addosso dell'aceto può risultare normale, ma farsi la doccia dopo essersi messo del profumo (che normalmente costa molto) penso sia una delle cose più stupide che si possa fare! Per questo non uso il profumo e mi sembra inutile comprarlo... anzi dovrei dire che mi SEMBRAVA inutile comprarlo, fino a quando non ho fatto una scoperta sensazionale, la scoperta che ha dato senso ai miei diciott'anni tanto odiati proprio sul loro finire. Solo alla fine di questi miei diciott'anni mi dispiaccio di star per perderli. Con la scusa dell'articolo mi faccio gli auguri per un felice anno a partire da adesso che valorizzi i miei 19 anni e per l'augurio di tante scoperte di importanza unica per l'anno venturo a partire da questo 29 dicembre. Tanto ormai avrò compiuto 19 anni quando voi starete leggendo l'articolo e mi farà piacere farmi gli auguri da solo in modo da ricordarvi che io avrò compiuto gli anni!

Tornando alla scoperta fondamentale fatta ieri, ho trovato il modo più utile per usare un profumo e un modo più economico per usufruire del suo effetto addirittura in modo maggiore. Per chi non se ne fosse mai accorto una boccetta di Eau De Toilette alsa ben 90% (4% meno dell'alcool puro che costa di meno). Con la stessa boccetta ti puoi ubriacare per due feste di compleanno di fila, ed è così che passerò la festa del mio 19 compleanno, ubriacato dal profumo!

PS. L'armani alza di meno perché Giorgio è un moralista!

giovedì 25 dicembre 2008

Buon Natale A Tutti

Quest anno per Natale ho deciso di fare un articolo serio perché ultimamente si è perso il vero senso del Natale, l'arrivo di un bambino che ci lascia liberi di accoglierlo, e se noi lo facciamo ci cambia la vita e da un senso a ciò che facciamo. Ho deciso quindi di pubblicare una storia che la mia mamma mi ha fatto leggere e che mi è piaciuta veramente assai:

IL GIGANTE EGOISTA Oscar Wilde

Tutti, i giorni, finita la scuola, i bambini andavano a giocare nel giardino del gigante.
Era un giardino grande e bello coperto di tenera erbetta verde. Qua e là sulla erbetta, spiccavano fiori simile a stelle; in primavera i dodici peschi si ricoprivano di fiori rosa perlacei e, in autunno, davano i frutti. Gli uccelli si posavano sugli alberi e cantavano con tanta dolcezza che i bambini sospendevano i loro giochi per ascoltarli.
-Quanto siamo felici qui!- si dicevano.
Un giorno il gigante ritornò. Era stato a far visita al suo amico, il mago di Cornovaglia, e la sua visita era durata sette anni.
Alla fine del settimo anno, aveva esaurito quanto doveva dire perché la sua conversazione era assai limitata, e decise di far ritorno al castello. Al suo arrivo vide i bambini che giocavano nel giardino. -Che fate voi qui?- esclamò con voce burbera, e i bambini scapparono.
-Il mio giardino è solo mio! -disse il gigante- lo sappiano tutti: nessuno, all'infuori di me, può giocare qui dentro. Costruì un alto muro tutto intorno e vi affisse un avviso:
GLI INTRUSI SARANNO PUNITI
Era una gigante molto egoista.
I poveri bambini non sapevano più dove giocare. Cercarono di giocare sulla strada, ma la strada era polverosa e piena di sassi, e non piaceva a nessuno. Finita la scuola giravano attorno all'alto muro e parlavano del bel giardino.
-Com'eravamo felici!- dicevano tra di loro.
Poi venne la primavera, e dovunque, nella campagna, v'erano fiori e uccellini.

Soltanto nel giardino del gigante regnava ancora l'inverno.
Gli uccellini non si curavano di cantare perché non c'erano bambini e gli alberi dimenticarono di fiorire.
Una volta un fiore mise la testina fuori dall'erba, ma alla vista dell'avviso provò tanta pietà per i bambini che si ritrasse e si riaddormentò. Solo la neve e il ghiaccio erano soddisfatti.
-La primavera ha dimenticato questo giardino -esclamarono- perciò noi abiteremo qui tutto l'anno.
La neve copriva l'erba con il suo grande manto bianco e il ghiaccio dipingeva d'argento tutti gli alberi.
Poi invitarono il vento del nord. Esso venne avvolto in una pesante pelliccia e tutto il giorno fischiava per il giardino e abbatteva i camini.
-E' un posto delizioso -disse- dobbiamo invitare anche la grandine.
E la grandine venne. Tre ore al giorno essa picchiava sul tetto del castello finché ruppe le tegole; poi, quanto più veloce poteva, scorrazzava per il giardino.
Era vestita di grigio, e il suo fiato era freddo come il ghiaccio.
-Non riesco a capire perché la primavera tardi tanto a venire -disse il gigante egoista mentre, seduto presso la finestra, guardava il suo giardino gelato e bianco:
-Mi auguro che il tempo cambi.
Ma la primavera non venne mai e nemmeno l'estate. L'autunno diede frutti d'oro a tutti i giardini, ma nemmeno uno a quello del gigante.
Era sempre inverno laggiù e il vento del Nord, la Grandine, il gelo e la Neve danzavano tra gli alberi.
Una mattina il gigante udì dal suo letto: una dolce musica, risuonava tanto dolce alle sue orecchie che pensò fossero di musicanti del re che passavano nelle vicinanze. Era solo un merlo che cantava fuori dalla sua finestra, ma da tanto tempo non udiva un uccellino cantare nel suo giardino, che gli parve la musica più bella del mondo.
La Grandine cessò di danzare sulla sua testa, il Vento del Nord smise di fischiare e un profumo delizioso giunse attraverso la finestra aperta.
-Credo che finalmente la primavera sia venuta- disse il gigante; balzò dal letto e guardò fuori della finestra.
Che vide? Una visione meravigliosa. I fanciulli entrati attraverso un'apertura del muro e sedevano sui rami degli alberi.
Su ogni albero che il gigante poteva vedere c'era un bambino. Gli alberi,felici di riavere i fanciulli, s'erano ricoperti di fiori e gentilmente dondolavano i rami sulle loro testoline.
Gli uccellini svolazzavano intorno cinguettando felici e i fiori sollevavano il capo per guardare di sopra l'erba verde e ridevano. Era una bella scena. Solo in un angolo regnava ancora l'inverno.
Era l'angolo più remoto del giardino, e vi stava un bambinetto. Era tanto piccolo che non riuscire a raggiungere il ramo dell'albero e vi girava intorno piangendo disperato.
Il povero albero era ancora coperto dal gelo e dalla neve e sopra di esso il vento del nord fischiava.
-Arrampicati piccolo- disse l'albero e piegò i suoi rami quanto più poté: ma il bimbetto era troppo piccino.
A quella vista il cuore del gigante si intenerì.
-Come sono stato egoista!- disse.-Ora so perché la primavera non voleva venire.
Metterò quel bambino in cima all'albero poi abbatterò il muro e il mio giardino sarà, per sempre, il campo di giochi dei bambini. -
Era veramente addolorato per quanto aveva fatto.
Scese adagio le scale e aprì la porta d'ingresso. Ma quando i bambini lo videro, si spaventarono tanto che scapparono, e nel giardino regnò di nuovo l'inverno. Soltanto il bambinetto non scappò; i suoi occhi erano così colmi di lacrime che non vide venire il gigante. E il Gigante giunse di soppiatto dietro a lui, lo prese delicatamente nella sua mano e lo mise sull'albero. E l'albero fiorì, gli uccellini vennero a cantare e il bambino allungò le braccine, si avvicinò al collo del gigante e lo baciò.
Non appena gli altri bambini videro che il gigante non era più cattivo, ritornarono di corsa e con essi venne la primavera.
-Ora questo è il vostro giardino, bambini - disse il gigante e, presa una grande ascia, abbatté il muro.
A mezzogiorno la gente che andava al mercato vide il gigante giocare con i bambini nel giardino più bello che avessero mai veduto. Giocarono tutto il giorno e la sera i bambini salutarono il gigante.
-Dov'è il vostro piccolo amico? - disse: -Il bambino che io ho messo sull'albero?-
Il gigante l'amava più di tutti perché l'aveva baciato.
-Non lo sappiamo -risposero i bambini- se n'è andato.
-Dovete dirgli che domani deve assolutamente venire- disse il gigante.
Ma i bambini risposero che non sapevano dove abitasse e che prima non l'avevano mai veduto, e il gigante si sentì molto triste.
Ogni pomeriggio, finita la scuola, i bambini venivano a giocare con il gigante. Ma il bambinetto che il gigante prediligeva non si vide più.
Il gigante era molto buono con tutti, ma desiderava il suo piccolo amico e spesso parlava di lui.
-Quanto mi piacerebbe vederlo-diceva sovente.

Gli anni passarono, e il gigante divenne vecchio e debole. Non poteva più giocare;
sedeva in una grande poltrona e osservava i bambini mentre giocavano e ammirava il suo giardino.
-Ho molti bei fiori- diceva- ma i bambini sono i fiori più belli.
Una mattina d'inverno, mentre si vestiva,guardò fuori dalla finestra. Ora non odiava più l'inverno perché sapeva che era soltanto la primavera addormentata e che i fiori si riposavano.
Ad un tratto si fregò gli occhi sorpreso e si mise a guardare intensamente.
Era una cosa veramente meravigliosa. Nell'angolo più remoto del giardino v'era un albero interamente ricoperto di fiori bianchi. Dai rami d'oro pendevano frutti d'argento, e sotto di essi stava il bambinetto ch'egli aveva amato. Il gigante scese di corsa e, tutto acceso di gioia, uscì nel giardino. Si affrettò sull'erba e s'avvicinò al bambino.
Quando gli fu vicino si fece rosso di collera e disse:
-Chi ha osato ferirti?- perché il bambino aveva il segno di due chiodi sul palmo delle mani e sui piedi.
-Chi ha osato ferirti?- esclamò il gigante- dimmelo e io prenderò la mia grossa spada e l'ammazzerò.
-No- rispose il bambino- queste sono soltanto le ferite dell'amore.
-Chi sei?- chiese il gigante, e uno strano stupore s'impadronì di lui e s'inginocchiò dinanzi al bambino.
Il bambino gli sorrise e disse:
-Un giorno mi lasciasti giocare nel tuo giardino, oggi verrai a giocare nel mio giardino, che è il Paradiso.
Quando nel pomeriggio i fanciulli entrarono di corsa nel giardino trovarono il gigante morto, ai piedi dell'albero tutto coperto di fiori candidi.


Detto questo concludo facendo contenta la mia prima personalità cretina:
BUON NATALE A TUTTI!

mercoledì 17 dicembre 2008

Se lo facevo per conoscenze linkavo il blog de Leo!

Non metto il link di un articolo di mio fratello perché lo conosco, anzi, dico davanti a tutti che per ora lo tolgo dalla lista dei fratelli veri così posso premiarlo per il merito di aver scritto una cosa molto interessante sulla riforma dell'università. Quando andrete a leggere il tutto, guardatevi anche i 10 commenti in modo da farvi un'idea più equilibrata del tutto.

http://marcelloseri.blogspot.com/2008/11/universit-finalmente-la-svolta.html

Andateci perché c'è un articolo del Sole 24 Ore molto interessante.

lunedì 8 dicembre 2008

Sesso sfrenato!

L'articolo di oggi è veramente brutto, il titolo è solo per farlo leggere dalla gente media!

Più uso messaggi e chat più mi accorgo che se usate male sono le cose più stupide che siano mai state costruite. A che serve mandare i messaggi quando è possibile telefonarsi? Posso capire se tu sai che una persona è impegnata o ha il cellulare spento, in quel caso puoi informarla di qualcosa in modo che lo sappia appena va ad usare il cellulare. Per il resto serve solo a crearci una seconda identità. Sono poche secondo me le persone che avrebbero il coraggio di dire le stesse cose che dicono per messaggio in faccia. In questi casi smessaggiando con una persona ti puoi affezionare aqualcuno che in realtà non esiste. In questo modo però chi trova la salvezza nei messaggi perché non ha una personalità forte si troverà a dipendere sempre più da loro e sarà l'unico responsabile della distruzioine totale del suo coraggio. Se vogliamo vedere più in generale alla vita quotidiana chi mi manda un messaggio con scritto "Ti va bene se ci troviamo ai cancelli oggi pomeriggio? a che ora?" è uno stronzo e è stupido... Tu paghi 15 centesimi e mi fa pagare altri 15 centesimi per risponderti... ma se mi chiami ne spendi 12 a dì tanto... Il problema è che appena c'è una cosa nuova ci buttiamo come degli avvoltoi lasciando quello che c'avevamo prima. Siamo stupidi ed istintivi, ma alla fine se qualcuno ci fa riflettere su qualcosa appena lo capiamo iniziamo a pensare. I messaggi poi c'hanno anche un altro problema molto serio, da un messaggio non puoi capire se una persona scherza o è seria, se è triste o felice... La voce è fondamentale per la comunicazione.

Adesso che mi sono convinto da solo dell'importanza della voce vado a cercare un amico con cui parlare. Prima però manderò a tutti i miei amici un messaggio per dirgli di andare a leggere il mio blog.