martedì 15 gennaio 2008

E noi?

Stamane nella mia amata scuola mi ritrovai a leggere sulla mia penna blu, all'ora di latino, una simpatica e curiosa scritta in rilievo. Dopo un'acuta e attenta osservazione mi accorsi che quella scritta era Japan.

Dopo un minuto stranamente pensieroso e profondo, decisi che era venuta l'ora di fare una straordinaria e multidisciplinare riflessione che avrebbe cambiato le sorti del mondo e avrebbe aperto gli occhi a milioni di Italiani, ma mi accorsi che pensando mi ero trasportato a un comizio soltando col corpo. Tornato in classe anche con la mente però, decisi di riflettere solo con me stesso e dire ad alta voce soltanto i punti chiave.

Dissi perciò: "I punti chiave", e iniziai. Ma la mia riflessione venne subito interrotta dal mio compagno di banco che mi chiese che punti chiave cercassi. "Ma non ho capito perché non ti fai i fatti tuoi" ho pensato. Così credetti che era destino che non dovevo riflettere. La mia riflessione si spostò dunque sul destino, finché non mi accorsi che stavo facendo una cosa alquanto paradossale: riflettevo sul fatto che il destino non voleva che riflettessi, e perciò non dovevo riflettere. Riflettendo sul paradosso decisi di tornare all'inizio della riflessione perché ero arrivato ad un grado troppo elevato.

Mi ricordai allora della scritta della penna da cui tutto era partito: Japan. Chiarito col mio compagno di banco di cosa significasse e di cosa centrassero i punti chiave guardai la sua penna: carina, sono sicuro che scriva bene. Era nera e sul lato c'era scritto: Made in China ="fatta di china" o "fatta in Cina". Confrontando la scritta con quella della mia penna decisi, dopo un'attenta riflessione di scegliere la seconda (perché io avrei scelto la prima, quindi doveva essere per forza la seconda).

Capii perciò una cosa: le penne che io e il mio compagno di banco abbiamo sempre usato vengono dall'Oriente, o comunque dall'estero. Quindi costano così tanto perché al costo di produzione più il profitto c'è da aggiungere le spese di spedizione più il profitto che devono avere gli italiani.

Ma quanto è difficile fare una penna? Non converrebbe farle in Italia? Abbiamo i ricercatori più ricercati e famosi e non riusciamo a produrre una penna?

Aprendo la mia mente al di fuori delle penne, però, la situazione non cambiava: qualunque cosa avessi a portata di mano portava la scritta Made in China... anche il computer che sto usando in questo momento probabilmente!

E' per questo forse che ci teniamo tanto a far venire in Italia gli immigrati... perché la chiusura delle menti della maggior parte degli italiani (comprese e soprattutto quelle di chi ci governa) ci rende incapaci di essere autosufficienti anche su cose come delle penne.

E noi? Ci potremmo mettere a produrre penne... no, meglio schiavizzare i cinesi!!!

4 commenti:

MarcoDDi ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
MarcoDDi ha detto...

Giusto!!La pasta è un prodotto italiano!!Perchè far fare le penne in Cina!!A questo punto facciamogli fare anche gli spaghetti...AH...mi sa che nn ho colto...scusa

Sosseri ha detto...

ma le penne non si colgono...

Anonimo ha detto...

Vedi ke alla fine sono riuscita a commentare il tuo intervento?kmq ale hai perfettamente ragione ciò ke scrivi...dovremmo produrre penne in Italia così nn costerebbero un okkio alla testa!!! ci vediamo alle prove...ciao ale!!!
Lulu